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Cielo Elettrico

Musica e Testo di Filippo Zucchetti

Prodotta e arrangiata da Marta Venturini

Registrata da Marta Venturini presso lo Studio Nero (Roma)

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Cielo Elettrico              Versione Pianoforte e Voce

Musica e Testo di Filippo Zucchetti

Pianoforte: Cristian Pratofiorito

Registrata da Cristian Pratofiorito  (Terni)

Appunti su “Cielo Elettrico”

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Amo il suono distorto della chiatarra  (su tutti quello di J .Mascis dei Dinosaur Jr), e spesso sperimento con i vari distorsori, fuzz e overdrive in cerca del suono che ho in mente.

Durante queste prove è nato il giro di accordi sul quale poi ho costruito la melodia di Cielo Elettrico.

Sul provino (che di solito registro semplicemente con il telefono) si sente una chitarra con una fortissima distorsione e sotto la mia voce, a mala pena udibile, che accenna la melodia con un testo improvvisato.

Queste registrazioni grezze sono tanto cialtrone quanto potenti, emotive e cariche di creatività. Tutte le mie canzoni nascono così.

La stesura del testo fu invece un incubo. Sono stato bloccato per mesi. Avevo scritto solo “C’era un Cielo Elettrico sopra la testa, c’era la nostra fragilità”. Fortunatamente poi mi sbloccai e scrissi almeno il doppio delle strofe che compongono la versione originale del brano; la cosa più difficile fu poi selezionarle; tanto che nella versione voce e piano utilizzai una delle tante frasi tagliate, ovvero: “ I banchi di scuola e la musica punk “ al posto di “Come se fosse la verità”.

A livello formale volevo un testo energico dove il suono delle parole doveva essere poderoso; utilizzai quindi più parole possibili con le doppie o con lettere come la “T” o la “R” come: “elettrico”, “graffiate”, fragilità, precarietà, “bestemmia”

Ho messo degli “scontri” a creare tensione tipo; Diavolo/Angelo, Bestemmia/Cattolico

Ci sono poi tante immagini come “la zia che bestemmia in fondo alla stanza” “la donna che stira I capelli con l’anima in gola”, La ragazza sotto la pioggia piena di gioia e precarietà.

Ci sono delle frasi che risuonano come degli slogan :“Noi siamo i figli della pubblicità”,“ amami solo se non ti conviene”

I ricordi e la fragilità sono i temi principali del brano. Non è certo una canzone di rimpianti o nostalgica, è piuttosto una fotografia, anzi delle fotografie, di parti di vita vissuta, un’osservazione di alcuni momenti, di persone, fatti, immagini e ricordi.

C’è un figura femminile con la sua giovane precarietà iniziale, c’è la giovinezza, la musica grunge, un cielo elettrico (pieno di energia) e la nostra fragilità. Quella fragilità che ritroveremo nell’ultimo blocco della canzone, quando ci si ritrova al momento presente, dopo avere  "visto" flash di momenti trascorsi. È passato del tempo, siamo cambiati,  ma c’è sempre lo stesso cielo (elettrico) e la stessa fragilità (umana). Perché l’essere fragili ci rende umani ed empatici. Ci unisce e scardina quel dimostrarsi sempre forti e perfetti, al di sopra dell’altro, migliore dell’altro. Quest’immagine, da sempre enfatizzata dalla pubblicità e da certa (troppa) televisione con i loro personaggi (falsi) sempre perfetti, oggi trova ancora più sostegno nei Social media dove è bandito il mostrarsi fragili. Ma di fatto tutti lo siamo ed è umano esserlo.


 

La Foto della Cover di Cielo Elettrico è stata scattata da mio Padre. Siamo Io e mia Zia Assunta.

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Il Testo

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C’era un cielo elettrico

Sopra la testa

c’era la nostra fragilità

Un delirio di istanti

un bacio coi denti

gli accordi sventrati

della musica Grunge

Le schiene graffiate

i corpi intrecciati

l’effimero senso di immortalità

Cosa ci fai sotto la pioggia

piena di gioia e precarietà

Lecchiamoci il viso

come dei cani

e dimmi che forse

non mi dimenticherai

 

C’era un suono elettrico

Distorto e magnifico

c’era una certa sacralità

Un dogma cattolico

iniettato in vena

come se fosse la verità

Un me controvento

bucolico e scalzo

rimasto impigliato tra sogno e realtà

Grondante di Vita

gridasti confusa

noi siamo i figli della Pubblicità

La pioggia cadeva

e ci benediceva

vedrai che quest’acqua

ci disinfetterà

 

C’era un vuoto cosmico

un me capovolto che

non distingueva più la realtà

Mia zia che bestemmia

in fondo alla stanza

senza una tregua senza pietà

Il circo del diavolo

un angelo in croce

l’ipnotico suono del carillon

I giorni peggiori

affogati nel fango

quando riemergo

ti telefonerò

Amami solo

se non ti conviene

e stai tranquilla

che non morirò

 

C’era un Cielo elettrico

e c’è ancora adesso

e c’è tutta la la nostra fragilita

Tu stiri i capelli

con l’anima in gola

poi piangi di schiena per nostalgia

Nessuno ci porti via

la voglia d’esistere

quell’attimo fragile di luce e poesia

Resto indefinibile

Per quanto possibile

E studio ancora Filosofia

Se il tempo è un cerchio

io torno spesso

a perdermi sotto

questo cielo elettrico

questo cielo elettrico

questo cielo elettrico

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La Chitarra di “Cielo Elettrico"

La melodia del brano è nata dal suono di questa Fender Telecaster Off set Edizione limitata made in Japan. Una fusione tra Telecaster (paletta, elettronica, potenziomentri e ponte) e una Jazzmaster ( Pickup e corpo). Tutta realizata in legno Korina, ha un suono caldo e potente.

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